Il complotto al potere by Donatella Di Cesare

Il complotto al potere by Donatella Di Cesare

autore:Donatella Di Cesare [Di Cesare, Donatella]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2021-09-07T12:00:00+00:00


La «Grande Sostituzione» e i patrioti di QAnon.

Prima di compiere le due stragi terroristiche di Christchurch in Nuova Zelanda, dove il 15 marzo 2019 persero la vita piú di cinquanta persone, il suprematista bianco Brenton Tarrant pubblicò online un manifesto intitolato The Great Replacement. Emergeva in quelle righe l’ossessione, diffusa nell’estrema destra, per il presunto estinguersi dei popoli europei rimpiazzati dai flussi di immigrati. Molte testate della stampa internazionale, tra cui «Le Monde», concordarono nel chiamare direttamente in causa lo scrittore e saggista francese Renaud Camus, padre del mito della «grande sostituzione». Non fu quella, però, l’unica occasione in cui le sue parole portarono morte. A solo qualche mese di distanza, l’attacco alla sinagoga di Poway in California e la strage di El Paso, dove l’attentatore evocava una «invasione messicana del Texas», sembravano dimostrare che l’idea di una «sparizione della razza bianca» aveva ormai fatto presa, al punto da catalizzare una violenza diffusa42.

Lungi dall’essere patrimonio di frange estreme, il mito della «grande sostituzione» è stato rilanciato in forme diverse, e spesso ripreso alla lettera, da sovranisti e neopopulisti di destra, da Salvini a Orbán, ma persino da esponenti di una mistificatoria sinistra nazionalista. Nonostante le condanne giunte da piú parti, l’immaginario della «sostituzione» sembra ben saldo non solo nell’opinione pubblica, ma anche in certe voci della cultura. Si pensi al romanzo Sottomissione di Michel Houellebecq.

Formulata già nell’Abécédaire de l’innocence del 2010 e soprattutto nel libro Le Grand Remplacement, pubblicato nel 2011 e piú volte riedito, la tesi di Camus è semplice da riassumere: un popolo stabile, che occupa lo stesso territorio da piú di venti secoli, viene sostituito nel giro di vent’anni da un popolo venuto da fuori. Gli «autoctoni», nati cioè dal suolo dove hanno sempre abitato, la cui appartenenza possono rivendicare, vengono rimpiazzati dagli immigrati. Non si tratterebbe di un’invasione bellica, come nel passato, bensí di un processo subdolo che si andrebbe compiendo mediante «alterazione», «dissoluzione» e «distruzione». L’identità del popolo originario – quello francese in particolare, e quelli europei piú in generale – sarebbe cosí irreversibilmente minata, fino a essere cancellata, grazie anche a una «sommersione demografica». Tutto verrebbe de-originato, de-localizzato, de-nazionalizzato da un’«enorme macchina sostituzionista» per cui gli individui, anziché essere riconosciuti nella loro insostituibilità, sarebbero resi equivalenti dall’ideologia dell’uguaglianza. La «nocenza», la nocività, la pulsione a danneggiare, avrebbe la meglio sull’«innocenza».

I colpevoli? Sono le élite «mondialiste» che, in un silenzio acquiescente, puntellato dalle «menzogne» mediatiche, consentono e, anzi, promuovono il «rimpiazzismo globale». Sarebbe questo il totalitarismo del XXI secolo.

Sebbene Camus abbia ribadito che la «grande sostituzione» non sarebbe un concetto, bensí un fenomeno, la sua «tesi» non è che una visione complottistica dove, con accenti catastrofisti e ansiogeni, si imputa ai rappresentanti della superclasse mondiale, ovvero a un oscuro «potere rimpiazzista», l’intenzione di operare per decomporre la civiltà europea grazie a una deliberata politica «immigrazionista». È impossibile non avvertire qui – come ha notato la storica Valérie Igounet – gli echi del «piano Kalergi», chiamato cosí dal nome del paneuropeista Richard Coudenhove-Kalergi, al quale il



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